NEXT: Design Perspectives
Nuovi spunti e riflessioni sul mondo del design contemporaneo e sulle nuove tendenze mondiali della creatività sono scaturiti al convegno tenutosi al Palazzo della Triennale di Milano.
Tirando le somme, il Next (prima conferenza dal respiro internazionale sulle tendenze del design) si è rivelato essere un incontro ricco di riflessioni (alcune interessanti altre un po’ meno), che hanno posto l’accento sui prossimi trend mondiali della creatività e del design partendo dalle più disparate discipline ed eliminando quei fuochi fatui che hanno l’aria di essere solo episodi passeggeri e modaioli.
Sono state date molte definizioni quali: “collaborazioni improbabili” (cooperazioni a volte casuali, capaci di creare sinergie tra designer e gruppi di ricerca e/o laboratori), “Generation M” (la generazione di individui di religione musulmana che sempre più diventa nuovo target di riferimento nel mercato globale), “Bio-facturing” (nuova frontiera del design che “coltiva” letteralmente i prodotti) o “Positive Discomfort” (atteggiamento propositivo che spinge il “Creator”ad uscire dalla sua zona di comfort per raccogliere nuove sfide e opportunità).
Tutti concetti che hanno avuto lo scopo di illustrare molti ambiti del pensiero e dell’industria che hanno posto le basi per un nuovo tipo di approccio progettuale che pur tenendo conto di target di riferimento (nuovi, particolari, esigenti), non prescindono dalle sfide che la crisi energetica, ambientale e finanziaria globale stanno ponendo.
Parliamo pur sempre di una fondazione che riunisce le imprese dell’alta industria culturale e creativa italiana del mercato luxury (la missione di Altagamma è infatti quella di contribuire alla crescita e alla competitività delle imprese dell’industria culturale e creativa italiana) era pertanto ovvio che si affrontassero temi che avessero il Mercato come fil rouge, ma, a mio avviso, credo siano emerse analisi molto interessanti della professione e spunti di riflessione illuminanti.
Tuttavia mi sarebbe piaciuto che si approfondissero di più i temi di “Allclusive Design” di grande attualità negli USA, anche se a mio parere su questo fronte gli americani sono un po indietro rispetto a noi europei, oppure di “esperienza empatica” (che trovo molto più affine al mio modo di progettare).